Foundation


Introduzione
Nell’ambito dell’informatica, si sà, ogni anno nascono nuove tecnologie. Ma non intendo le features dei telefonini che ci vendono come rivoluzionarie, sto parlando di algoritmi che, come potenziale, potrebbero rivoluzionare l’economia di oggi.
“Una blockchain” – cito wikipedia – “è una base di dati distribuita, introdotta dalla valuta Bitcoin che mantiene in modo continuo una lista crescente di record, i quali fanno riferimento a record precedenti presenti nella lista stessa ed è resistente a manomissioni”.

Metafora coraggiosa, fin troppo forse
Provo ad analizzare le parole chiavi di questa definizione per cercare di sviscerarne il significato. “Base di dati” significa database, ovvero un insieme di tante tabelle. Vi faccio un esempio veloce: ogni qual volta pubblicate una foto su Instagram, viene salvata una riga in una tabella costruita, in modo schifosamente semplificato, così:

Documentosenzatitolo.jpg

Ora, questa tabella risiede nel database di Instagram (che in verità è quello di Facebook). Quindi, ogni volta che apriamo Instagram il nostro telefono si connette al database centrale e scarica gli ultimi contenuti. E qui arriviamo alla seconda parola chiave, “distribuita”. Nel caso di Instagram tutti noi ci connettiamo ad un singolo computer (non è proprio così ma semplifico), invece nel caso della blockchain ognuno di noi si connette a più computer, il nostro compreso. E’ come se al posto di inviare la foto ad instagram, la inviasse a tutti i vostri amici e, ogni qual volta qualcuno fa una richiesta della vostra foto non deve più andare a recuperare la foto nel server centrale ma basta richiederla a qualcuno vicino a voi.
La terza parola chiave è “lista di record”, nel nostro esempio lo leggiamo come l’insieme di tutte le foto di Instagram. Per analizzare la quarta parola chiave apro un paragrafo a parte perchè contiene il vero nucleo dei Bitcoin.

Si, era troppo coraggiosa
Lasciamo da parte l’esempio di Instagram. Iniziamo a parlare di Bitcoin. I Bitcoin sono una lista di record salvati in un database distribuito. La particolarità è che ogni transazione è legata in modo inscindibile alla precedente. Questo significa che non è possibile modificare ciò che è avvenuto nel passato, altrimenti i record futuri perderebbero i legami con quelli precedenti. E non fraintendetemi, non sto dicendo che non sarà più possibile modificare la descrizione alla propria foto di instagram, sarà comunque possibile, però verrà salvata per sempre la storia di ogni modifica effettuata.

Semplificazione massima
Vi dirò che IPFS (Interplanetary File System) serve per navigare su internet, ma non fidatevi di me. In realtà ci sono quattro elementi fondamentali che lo caratterizzano. È distribuito e frammentato, ovvero ogni singolo file in IPFS è suddiviso in quanti e distribuito su tutta la rete. È versionato ovvero è salvata la storia di ogni singola modifica (un po’ come abbiamo appena visto con la blockchain) ed è sussistente, ovvero è possibile creare delle piccole reti locali senza aver bisogno di utilizzare programmi centralizzati.
Per spiegare quest’ultimo vi faccio un esempio. Ognuno di noi ha utilizzato almeno una volta Dropbox o Google Drive. Questi servizi ci permettono di condividere file con i nostri colleghi in modo intuitivo. Immaginiamoci, in una classe, che una professoressa condivida il pdf della lezione su dropbox. Questo file verrebbe inviato prima al server centrale di dropbox in America (sto semplificando) poi verrebbe distribuito a tutti i ragazzi inoltre il file si duplicherebbe in ogni account di ogni ragazzo.
Se invece la professoressa usasse IPFS il file verrebbe spezzettato su tutti i computer della classe e ogni qual volta a qualcuno servisse la risorsa allora il file viene ricomposto e salvato sul computer di chi l’ha richiesto. Non bisognerebbe più far passare i file in America, non dovremmo più pagare il servizio di Dropbox. Non vi sarebbe il rischio che qualcuno modifichi o cancelli il file per sbaglio.

Combinare le tecnologie
Cosa accadrebbe se unissimo le due tecnologie di cui vi ho appena parlato? Akasha, il primo social network distribuito al mondo.
Non esiste un Mark Zuckerberg, non esistono aziende multimiliardarie. Nemmeno server farm giganti che consumano l’energia di una città. Solo sviluppatori che programmano per passione, e creano un posto senza pubblicità, senza costi energetici, gratis.

Conclusione
Se ho scritto questo articolo è solo per farvi capire quanto io possa essere esaltato da questo genere di tecnologia. È una delle poche cose al mondo per cui trovo ancora onore nell’essere un homo sapiens. Questo genere di progetti dovrebbero farci pensare, farci capire quel’è il nostro vero potenziale come civiltà, ricordarci ogni giorno che siamo intelligenti e che ha ancora senso lottare per un mondo migliore.

Link utili per chi volesse approfondire l’argomento

IPFS: https://ipfs.io/

BLOCKCHAIN: https://www.ted.com/talks/don_tapscott_how_the_blockchain_is_changing_money_and_business?language=it

AKASHA: http://akasha.world/