Perihelion


Esistono dei momenti sacri: briciole di tempo che appaiono come immense comete che sfiorano il sole. In quei pochi istanti, fragili, la vita assume uno scopo: il puro sentire. Il sentire non come mezzo di sopravvivenza, ma il sentire per il sentire.

Pensò Tokumi guardando Proxima Centauri b, e ritornò alla sua missione. Il suo scopo in quel momento era solamente monitorare i sistemi durante la fase finale dell’atterraggio, la IA di bordo non necessitava alcun input da parte del passeggero.

A più di 4 anni luce di distanza, sulla terra, l’umanità stava fronteggiando la sua più grande crisi; Tokumi non poteva smettere di pensarci, ma non era preoccupato per la sua civiltà, aveva paura di morire. Con lui, sulla capsula, era presente il codice genetico di tutte le specie della terra. La consapevolezza di essere solo il mezzo per uno scopo incredibilmente più grande non bastava, una parte di lui avrebbe sacrificato ogni specie pur di avere la sicurezza di non morire.

L’atterraggio si concluse senza alcun problema, la strumentazione di bordo per la produzione di risorse necessarie alla sopravvivenza si attivò. Tokumi assemblò le capsule che avrebbero cresciuto le prime forme di vita di Proxima Centauri b. Passo giorni a montare i primi grembi, poi costruì i cinema a realtà aumentata in cui immagini olografiche e supporti robotici avrebbero insegnato a camminare e a parlare ai bambini. Ogni singola struttura, una volta montata, era totalmente autosufficiente. Il settimo giorno Tokumi aveva finito, non gli rimaneva che addormentarsi, sarebbe stata l’ultima lunga notte in solitudine della sua vita.

Platone amava guardare fuori dalla finestra, non aveva visto altro che le lunghe distese rocciose di Proxima Centauri b nei suoi 18 anni di vita. Lui però sognava la Terra, immaginava quel paradiso verde e azzurro spiegarsi tra le crepe delle rocce, poi volava col pensiero sopra gli oceani, le montagne e i fiumi. Fino a ritornare lì, alla finestra, gli occhi verso il sole, solo una tra le migliaia di stelle che punteggiavano il cielo. Lasciati i suoi pensieri alle spalle, si diresse verso l’appartamento di Tokumi; passo per i lunghi corridoi di New Uruk, la città fondata dallo stesso Tokumi 18 anni prima, fino ad arrivare all’uscita nord.

Tokumi lo accolse calorosamente nel suo alloggio, Platone amava quel luogo: i mobili erano gremiti di oggetti insoliti che rappresentavano vecchi strumenti usati sulla Terra. Ogni volta Tokumi gli permetteva di portarsi via qualcosa. Quel giorno Platone si concentrò su un piccolo oggetto a forma di T, il lato più lungo era seghettato, pensando fosse un coltello si mise a sfregarlo contro la mano per testarne l’affilatura. Tokumi sorrise – “Quella ragazzo è una chiave, serviva per aprire le porte e accendere i motori”. Platone lo guardò confuso – “Tokumi Sensei, perché non usare le maniglie o i sensori di prossimità per aprire le porte?”. “Sulla terra le porte erano bloccate, le chiavi servivano per sbloccarle”
“E perché mai bisognerebbe bloccare una porta?”
“Perché alcuni malintenzionati avrebbero potuto entrare per rubare oggetti di valore, ti ricordi? Ne abbiamo già parlato, al tempo la stampa 3d non era così sviluppata. Tienila pure” – regalò la chiave a Platone.

La prima generazione di Proximiani aveva l’onere di trasmettere il ricordo della terra ai loro discendenti, per questo, Platone, i suoi fratelli e le sue sorelle si recavano spesso da Tokumi.
Tokumi spiegava loro la storia e la sociologia terrestre, un’ora della sua presenza valeva più di mille documenti digitali.

Passarono gli anni, Tokumi morì sereno, i fratelli e le sorelle della prima generazione erano ormai vecchi. Senza più Tokumi a rinnovarne l’umanità, la Terra iniziò ad essere considerata un oggetto mistico. Platone divenne un influente letterato e storico, i suoi scritti divennero i testi di riferimento dei Proximiani riguardo le questioni terrestri. Imponenti cupole ora formavano varie città stato, si iniziarono a piantare i primi semi degli alberi.

Dopo 5 secoli, la terra era ormai considerata un giardino dell’eden. Circolavano leggende riguardo la fine della civiltà terrestre, le più assurde teorie complottiste rappresentavano Platone come un impostore. L’umanità concluse il processo di terraformazione di Proxima Centauri, era quindi possibile respirare all’aria aperta. Le cupole furono smantellate, ne rimasero solo i contorni, che delineavano i centri delle città.

Dopo 857 anni dall’arrivo di Tokumi, vi fu la tempesta solare più potente mai registrata da Proxima Centauri. Distrusse tutti i sistemi digitali, l’umanità entrò in un lungo medioevo. Durante questo periodo la Terra divenne il paradiso e Tokumi il figlio di Dio che portò l’uomo su Proxima b. Nacquero svariate fedi in tutto il pianeta e la cultura terrestre venne totalmente dimenticata.

Dopo migliaia di anni i proximiani ebbero un rinascimento, furono recuperati gli antichi documenti digitali, profondi cambiamenti morali e religiosi portarono la civiltà proximiana allo splendore di un tempo. I proximiani iniziarono ad espandersi nei sistemi solari vicini, tornarono anche sulla terra, chiamarono la nave per la missione Tokumi.

Esistono dei momenti scritti nel tempo: tempo sacro che ci viene concesso. In quei pochi istanti, fragili, la vita assume uno scopo: il puro sentire. Il sentire non come mezzo di sopravvivenza, ma il sentire per il sentire.

Pensarono i proximiani dell’equipaggio della Tokumi guardando la terra, e tornarono alla loro missione: terraformare la terra e riportare la vita sul pianeta natale dell’umanità.