Opera I


“La coscienza fluttua tra i demoni e l’amore. Questi si scambiano e si mischiano, cercando un equilibrio. Più si cerca di sedare un aspetto del nostro carattere, più ci si addormenta nell’incubo apatico di ogni essere cosciente. La potenza della coscienza sta nel diffondersi il più possibile nell’universo. Contrastare questa forza significa spostare un equilibrio all’interno del nostro cervello; il nostro inconscio, per difendere la coscienza, ci porterà ad agire in modi ancora più squilibrati, cercando di compensare la mancanza di emozioni attraverso i nostri demoni.

Se si vuole mantenere il controllo del proprio equilibrio è necessario incrementare il proprio stato di coscienza, creando una rete sociale più integrata, facendo attività fisica, mangiando bene, nutrendo gli aspetti artistici ed eliminando pensieri superflui (ricchezza, fama, potere) e le droghe.

È necessario essere se stessi, sempre. È necessario essere il più presenti possibile nel momento. È necessario un cambiamento radicale nell’uomo del ventunesimo secolo.”

Finito il discorso, George si ritirò nel suo appartamento. Gettò sul comodino una busta di plastica, preso un piccolo coltello la aprì, una soffice polvere bianca fuoriuscì dal taglio. Prese una vecchia cannuccia mangiucchiata se la mise nel naso e non ne lascio nemmeno un granello. Si mise ad urlare, quello era il suo giorno. Corse verso la porta, era troppo tardi. Cercò freneticamente nel cassetto la sua pistola. Si ritrovò tra le mani la fotografia di sua figlia. Gli cadde la testa sul comodino e pianse. Prese con calma la pistola e se la mise in bocca.

“Addio”

Un forte applauso comprì il suono dello sparo. George con gli occhi vide le persone delle quali parlava nelle sue scenografie. Parassiti ormai stanchi per la verità. E si domandava che cosa avessero visto. Cosa avesse significato quella scena per loro. Quali emozioni erano passate? Potevano ancora provare qualcosa? Oppure l’applauso era solamente un effetto sonoro, così come lo sparo?