Manuale di Ethereum per primitivi digitali – Capitolo I


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Il potere computazionale

L’essere umano è una creatura straordinaria, a differenza di tutte le altre, dopo milioni di anni di evoluzione, può permettersi di vivere in una realtà modellata su misura. Non deve più scappare dalla tigre che lo vuole mangiare, non deve più aspettare giorni in una caverna la fine della pioggia per andare a caccia; ora gli basta sedersi davanti ad uno strano oggetto metallico ornato con una mela morsicata e picchiettarlo con dita prive di calli o tagli. E, ancora, lo si può vedere camminare in immensi edifici ricolmi di ogni alimento ed uscirne carico di borse, senza aver apparentemente dato nulla in cambio. In realtà, in molti noteranno l’umano infilare una carta in un oggetto simile a quello metallico citato sopra (questa volta senza mela), per poi picchiettare ancora e solo allora uscire dall’edificio.
Da questi comportamenti si può dedurre che questa magica carta garantisce all’essere umano nutrimento e che picchiettare con le dita va molto di moda. Le mode, si sa, sono passeggere, quindi porterei l’attenzione del lettore a quella magica carta e alla sua relazione con gli strani oggetti metallici.

Il lettore deve comprendere che nell’era della digitalizzazione la maggior parte delle proprietà degli esseri umani sono contenute negli strani oggetti metallici, che d’ora in poi inizieremo a chiamare con il loro nome: computer. Questa rivelazione potrebbe sembrare assurda, viene infatti subito da domandarsi come possa una caverna stare in un computer. Ebbene non è la caverna a stare nel computer, bensì l’informazione che la tal caverna appartiene al tale essere umano. Ed ecco svelato l’arcano, non però cosa da sminuire, se prima, la proprietà della caverna veniva garantita dall’homo sapiens e dal suo bastone, oggi viene garantita da una semplice informazione in computer. Il lettore pensi all’ultima bastonata presa in testa, ecco, non sarebbe stata necessaria nel mondo contemporaneo.
E la carta quindi? A cosa serve? Niente di più semplice, ogni proprietà in un computer è associata ad una carta, quindi l’umano che desidera inviare la proprietà dei propri beni ad un altro utilizza la carta per confermare il possesso della proprietà. Infatti il lettore deve comprendere che questi computer non riescono a riconoscere un homo sapiens semplicemente con uno sguardo, la carta serve per ovviare a questa mancanza.

I più curiosi ora si staranno facendo tante domande, cercherò quindi di approfondire il funzionamento dei computer per il lettore che ne ignora il meccanismo. I computer possono principalmente essere di due tipi: piccoli e grossi. I computer piccoli sono quelli che l’umano porta nella sua tasca e quelli con l’ornamento fruttato, di per sè fanno pochissimo, potrebbero risolvere un calcolo matematico oppure essere usati come intrattenimento ludico ma niente di più complesso. Per esempio, le informazioni sulla proprietà della caverna sono troppo grandi per il loro cervello. Per questo l’uomo sapiens ha costruito anche computer più grandi in grado di svolgere compiti incredibilmente più vari e complessi. E non è finita qui! L’ingegno umano ha portato alla creazione di un sistema di comunicazione tra computer piccoli e computer grossi, praticamente istantaneo che connette tutti i computer della terra.

Il lettore ha quindi compreso che i computer piccoli sono fisicamente nella tasca dell’homo sapiens ma sono in comunicazione con i computer grandi in cui sono accessibili le informazioni delle proprietà, è chiaro dunque che ogni essere umano è proprietario del suo computer piccolo (che d’ora in poi chiameremo telefono) ma non è stato spiegato chi possegga la proprietà dei computer grandi. Effettivamente questa domanda, apparentemente ingenua, è la musa di questo testo. E la risposta è che i computer grandi, chiamati server, sono posseduti da pochi uomini. In realtà la domanda ispiratrice è quella che segue quella precedente, ovvero: se le proprietà delle caverne di tutti gli esseri umani sono dentro ai server, ed i server sono proprietà di pochi uomini, allora quei pochi uomini possiedono l’informazione di tutte le proprietà? Per chiarire questo punto, torniamo al momento in cui l’homo sapiens stava scambiando la proprietà di alcuni suoi beni con i viveri nell’edificio ricolmo di cibo, ecco, se il proprietario del server avesse deciso di cancellare tutte le informazioni delle proprietà, al povero homo sapiens non gli sarebbe stato consentito di uscire dall’edificio con le borse piene di viveri. La maggior parte degli uomini sapiens quindi non possiede effettivamente la propria caverna o in generale i propri beni, semplicemente si fida a lasciare l’informazione delle sue proprietà nei server di questi pochi esseri umani che definirò come “monopoli dell’informazione”.

I monopoli dell’informazione del 21 secolo sono Google, Microsoft e Amazon. Una grande percentuale dei server sono in mano a queste tre entità, il lettore potrebbe pensare che l’informazione dei beni finanziari di un homo sapiens possa essere nel server della sua banca, in realtà è molto probabile che le informazioni risiedono in uno dei server dei tre monopoli dell’informazione. Non so voi, ma inizio a pensare che forse l’umano armato di bastone sia in realtà più intelligente dell’homo sapiens di questo secolo, almeno lui non dipendeva da nessuno.
È di fondamentale importanza, prima di proseguire nell’analisi in corso, dare al lettore una visione sullo stato della civiltà nel 21 secolo. In Europa e negli Stati Uniti la maggior parte degli esseri umani vive in generale una vita economicamente stabile in cui i problemi derivanti dall’informazione centralizzata non emergono, ma non è così ovunque. Per esempio in molti stati del Sud America o in Africa, i governi costringono i monopoli dell’informazione a bloccare le proprietà dei loro sudditi. Gli esemplari di homo sapiens vivono quindi in modo radicalmente diverso la loro autodeterminazione informatica a seconda dello stato di appartenenza. C’è chi non se ne interessa perché non ha difficoltà, e c’è chi vive il problema tutti i giorni perché impossibilitato ad utilizzare come merce di scambio i propri beni.

Il potere computazionale quindi non è semplicemente la potenza di un computer, ma è il potere politico, culturale e sociale di chi possiede i server. Il potere computazionale, nell’epoca dell’informazione, passa totalmente inosservato, nessuno ne parla. La massa è come un uomo primitivo che picchietta con il pollice sul telefono, non si chiede cosa sta accadendo, perché sta accadendo, come sta accadendo. Accolgo quindi il lettore in questa analisi del mondo digitale contemporaneo, dei suoi problemi, delle sue vulnerabilità e di come migliaia di hacker in tutto il mondo stiano lavorando per creare le fondamenta di una realtà migliore, in cui l’homo sapiens possa tornare ad avere veramente il potere di auto definirsi economicamente, politicamente e socialmente.